Torna centrale in materia di lavoro il tema del blocco dei licenziamenti. Con il “Decreto Cura Italia” n. 18 del 17 marzo 2020 è stato previsto infatti lo stop a procedere al licenziamento dei lavoratori, fortemente a rischio a seguito della chiusura delle attività dovuta alla pandemia da Covid 19. In particolare, il blocco riguardava le procedure di licenziamento collettivo, i licenziamenti individuali o plurimi per giustificato motivo oggettivo, e anche le procedure di conciliazione obbligatoria per i lavoratori in tutele reali (ante Jobs Act).
In particolare, Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, disciplinato dalla legge 15 luglio 1966, n. 604 (“Norme sui licenziamenti individuali”) è una tipologia di licenziamento che si concretizza per motivi strettamente correlati all’attività produttiva e ha motivazioni di carattere economico relativi alla vita dell’azienda, che possono andare dalla soppressione della posizione lavorativa, con riorganizzazione del lavoro e delle mansioni, fino alla gestione di una situazione di crisi aziendale. Si tratta, dunque, di fattispecie di licenziamenti riconducibili ai rapporti di lavoro subordinato, non ai contratti parasubordinati (che in genere sono risolvibili con più facilità), dal momento che le interruzioni per giustificato motivo oggettivo riguardano tendenzialmente solo i lavoratori dipendenti. Il blocco ha, come già specificato, anche previsto il divieto di avviare procedure di licenziamento collettivo (in questo caso il riferimento è alle procedure di cui agli articoli 4, 5 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223).
Al fine di tutelare i lavoratori che, nel corso dell’emergenza sanitaria, potrebbero trovarsi senza un’occupazione, il precedente governo aveva disposto anche la sospensione delle procedure di licenziamento pendenti avviate in data successiva al 23 febbraio 2020. A seguito di tale misura, altri Decreti si sono susseguiti, prorogando il blocco di mese in mese; attualmente, il termine è fissato al 31 marzo 2021. Alla luce di tale situazione, nelle ultime ore è emersa la notizia secondo cui il nuovo governo attraverso il prossimo “Decreto Sostegno”, che attingerà ai 32 miliardi di scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento, andrebbe verso un’ulteriore proroga del blocco fino al 30 giugno, con un rifinanziamento della cassa integrazione ordinaria Covid. Anche con la nuova proroga, dovrebbero rimanere escluse dal blocco:
– le imprese che hanno cessato l’attività;
– le imprese dichiarate fallite quando non sia previsto l’esercizio provvisorio; – le imprese nelle ipotesi di accordo collettivo aziendale, stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, di incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, limitatamente ai lavoratori che aderiscono al predetto accordo