La recente Legge di Bilancio ha introdotto svariate novità in ambito di lavoro, introducendo sgravi contributivi per nuove assunzioni, ampliando il congedo parentale e modificando la disciplina del reddito di cittadinanza. Oltre a queste modifiche, la Legge di Bilancio modifica la disciplina del lavoro occasionale, reintroducendo i voucher come strumento alternativo, utile soprattutto in caso di lavoro stagionale.
Le nuove regole per i voucher
Una delle novità più importanti introdotte dalla Legge di Bilancio in materia di lavoro è la reintroduzione, per i settori dell’agricoltura e del turismo, del lavoro a chiamata implementato tramite voucher, precedentemente aboliti nel 2017.
I voucher saranno utilizzabili dalle attività di carattere stagionale, introducendo un ambito più ampio ed eliminando alcuni dei limiti previsti per determinati settori, quali il turismo.
In particolare, la Legge presenta una normativa per l’utilizzo dei voucher in ambito agricolo, stabilendo che le prestazioni di natura subordinata in ambito agricolo dovranno essere riferite ad attività stagionale, con durata non superiore ai 45 giorni di effettivo lavoro, anche se il contratto potrà avere una durata massima di 12 mesi. Questi contratti potranno esser attivati da soggetti lavoratori non pensionati e che non abbiano avuto un rapporto di lavoro subordinato in agricoltura nel corso dei tre anni precedenti.
In tal senso, lo strumento dei voucher potrebbe essere un valido aiuto per disoccupati, percettori del reddito di cittadinanza, giovani studenti, ex detenuti oppure percettori di ammortizzatori sociali.
Procedura, limiti e sanzioni
Il datore di lavoro è tenuto, prima dell’inizio del rapporto di lavoro, ad acquisire un’autocertificazione del lavoratore con riguardo alla propria condizione soggettiva, e a darne preventiva comunicazione al Centro per l’impiego competente.
In caso di superamento dei 45 giorni, la nuova Legge di bilancio prevede la trasformazione del contratto da occasionale a tempo indeterminato, oltre ad ulteriori sanzioni che vanno da 500 a 2.500 euro per ogni giornata in cui risulti accertata la violazione.
Aumentato anche il limite di utilizzo per i datori di lavoro, che possono spendere fino ad un massimo di 10.000 euro, contro i precedenti 5.000; inoltre, risulta aumentato anche il bacino di utilizzo, poiché potranno fare ricorso al lavoro accessorio le aziende con un massimo di dieci dipendenti a tempo indeterminato (contro il precedente massimo di cinque dipendenti).
Resta fermo invece per i prestatori il limite di 5.000 euro complessivi (con più utilizzatori), nonché 2.500 euro per ciascun utilizzatore.
Il limite per i prestatori resta di 5mila euro complessivi (anche con più utilizzatori), 2mila 500 euro per ciascun singolo utilizzatore.